Un paradiso per i naturalisti e gli amanti dell’avventura.
Ci eravamo promessi di ritornare in questa selvaggia terra per assistere ai Festival tradizionali locali e vivere un’avventura alla scoperta delle tribù primitive.
Spese:
Voli € 1200,00 a testa
Visto Indonesia € 35,00 a testa
Un viaggio da circa €3700,00 a testa, tutto compreso.
02/08 Milano /Doha; Doha/Jakarta(dove abbiamo ottenuto il visto); Jakarta/Makassar; Makassar/Timika;
04/08 Timika/Jayapura. Ed eccoci finalmente a Irian Jaya. Usman, la guida che ci accompagnerà nella spedizione dentro alla foresta, ci sta aspettando per consegnarci il Surat jalan (permesso necessario per visitare la Valle del Baliem), dopo di chè ci immergiamo subito nella vita locale di Sentani prendendo un Bemo e raggiungendo il mercato della città. Oltre a questo non c’è molto altro da vedere qui.
05-06/08. Ci aspetta un altro volo per Wamena e in 40 minuti arriviamo nel cuore della Papua. Qui non c’è molta scelta per gli alloggi, e nonostante il nostro “hotel” sia uno dei peggiori (e senza doccia), il prezzo è elevatissimo. Iniziamo ad esplorare questa insolita valle partendo dal famoso mercato di Pasar Jibama, proseguendo poi verso qualche villaggio Dani (tribù etniche ancora esistenti), godendoci il paesaggio circostante arrivando a piedi fino a Seima.
07/08. Ci siamo spinti fino a questa estrema regione anche per assistere al famoso Baliem Festival dedicato alla cultura tradizionale (R150 al gg). Arrivarci da soli è un po’ un’impresa (nessuno parla inglese), ma l’avventura è gratificante. Ci sono diversi turisti tra i quali, con grande sorpresa, molti italiani. Un bemo ci porta fino a Wosilimo, dove in tarda mattinata i primi abitanti dei villaggi iniziano ad arrivare nei loro abiti da cerimonia: gli uomini vestiti del solo Koteka (astuccio penico ricavato da un tipo di zucca), mentre le donne solo con un gonnellino di erba essiccata. I volti sono dipinti. Alcuni hanno il corpo cosparso di fango, altri unto con il grasso di maiale poi ricoperto di cenere. Collane di conchiglie e piume dell’uccello paradiso completano gli ornamenti. Sono bellissimi nei loro sguardi oscuri. Durante la manifestazione vengono inscenate antiche battaglie, danze, e gare con la corsa dei maialini. In tarda mattinata davanti alla presenza di politici indonesiani, viene sacrificato un maiale e poi cotto su pietre roventi come vuole la tradizione. L’uccisione è straziante, troppa sofferenza. Il festival continua fino a sera e per altri 2gg consecutivi, ma per noi terminerà oggi.
08/08. Dopo aver fatto scorta di provviste, ci spingiamo da soli verso un trekking di 3gg lungo queste meravigliose gole incastonate nel verde dove sembra essere stati catapultati nel passato più remoto. L’impresa più ardua è attraversare il fiume per raggiungere Seima, ma fortunatamente c’è sempre qualcuno del luogo disposto ad aiutarti. Qui si incontrano villaggi collocati su terrazzamenti rocciosi dove si coltivano patate dolci e dove si possono ammirare le famose “Honai”: capanne tradizionali rotonde con il tetto in paglia. Raggiungiamo Kurima con il solito Bemo, poi a piedi arriviamo il primo villaggio a Polima. Le ore sembrano non passare mai e la paura aver preso il sentiero sbagliato non è così distante. Di tanto intanto chiediamo conferma ai pochi passanti che incontriamo mostrando la cartina e pronunciando bene la località che vogliamo raggiungere (qui nessuno parla inglese). Ringraziamo sempre offrendo loro sigarette. Finalmente dopo ore di sali e scendi tra magnifiche colline arriviamo a Biroma. C’è una celebrazione paesana e stanno sacrificando alcuni maiali. Siamo gli unici turisti e senza dire nulla ci sediamo a terra mentre qualche curioso si avvicina a noi scambiandoci solo qualche sorriso. Ripartiamo verso Tangha. Le vedute sono straordinarie, grandi vallate e terrazze di risaie. Tra i campi si scorgono Dani che lavorano la terra. Ecco che imbocchiamo il sentiero sbagliato e siamo costretti a discendere per una vertiginosa collina per rimetterci sulla giusta carrellata, ma la ricompensa a tanta fatica è incontrare poi un Dani che canta libero seduto su di un colle. Attraversato il fiume chiediamo alloggio in un piccolo villaggio. Ci viene data una capanna e qualche patata da mangiare. Fortuna che avevamo un po’ di cibo anche noi. Siamo stanchi morti e una bella doccia sotto una cascata incastonata tra le rocce non ce la leva nessuno. Qui è fantastico. Un uomo con un bel “ua ua ua ua” (benvenuto nella mia terra) e una stretta di mano ci invita dentro alla sua casa. Comunichiamo solo a gesti e disegnando su di un pezzo di carta. Lui vive qui con le sue 2 mogli e 5 maiali. Tutti sotto allo stesso tetto, naturalmente. La curiosità di entrambi ci porta a stare con loro tutta sera, dove ci vengono offerte patate ed erba cotta. Un esperienza unica!
09/08. Dormire per terra non è il massimo per la schiena. Dopo una bella patata per colazione ci rimettiamo in cammino. Poi ore di dura discesa (e tremende salite) su sentieri a strapiombo e sdrucciolevoli, arriviamo a Wasegalep. Il caldo non aiuta e l’unica acqua che riusciamo a bere è quella dei ruscelli. Un gruppo di bambini ci tiene compagnia mentre attraversiamo guadi e ponti traballanti, raggiungendo poi dopo oltre 6 ore, Userem. Ci fermeremo qui per la notte, in una specie di HUT di montagna a 1600Mt. La temperatura si è abbassata, e il maltempo si sta avvicinando. Ci viene offerta una loro stanza, e mentre ci mangiamo delle patate ci facciamo bollire un po’ d’acqua per il giorno dopo.
10/08. E’ piovuto tutta notte, e ancora siamo avvolti da una fitta nebbia. Ci viene fortemente sconsigliato di andare nella direzione di Syokasimo o Yuarima (quella che volevamo fare) perché sono sentieri molto impegnativi da evitare con la pioggia. Pertanto tagliamo per Ugem. Partiamo molto presto perché le salite che ci attendono sono davvero pesanti. Camminiamo tra fitti reticoli di sentieri, attraversando campi e scollinando montagne in questi bellissimi paesaggi. Incontriamo 2 uomini Yali. L’emozione è fortissima e ci rendiamo realmente conto che questo territorio è rimasto ancora vergine. In tarda mattinata arriviamo a Seigma e poco dopo a Kurima. Le gambe adesso si fanno sentire notevolmente, e un bel Ojek (moto-taxi) fino al fiume non ce lo leva nessuno. Ma per arrivare alla fermata del Bemo a Sugokmo dobbiamo ancora camminare parecchio. Il camioncino parte solo quando è pieno, per cui bisogna armarsi di tanta pazienza perché possono passare anche diverse ore. Arrivati a Wamena la nostra priorità è mangiare, ma non patate stavolta!!
11/08. Sono solo un paio i negozietti che vendono souvenir, e non sono per nulla economici! In tarda mattinata abbiamo il volo per Dakai, ma gli orari qui sono Papuani per cui si parte con abbondante ritardo. In 20 minuti raggiungiamo la destinazione, sorvolando sulla rigogliosa foresta che ci dovrà ospitare per ben 12gg. Capiamo ben presto il perché la vegetazione è così lussureggiante: piove sempre! Anche se in teoria Agosto dovrebbe essere un buon mese. Insieme a noi in questa spedizione ci sono altri 2 ragazzi italiani, Michele e Fabrizio, la guida Usman ed il cuoco soprannominato Micky Mouse. Veniamo prima portati dalla polizia per mostrare il nostro Surat Jalan, poi caricati sopra ad un furgone aperto raggiungiamo le sponde del fiume Brazza. Nonostante l’incessante pioggia saliamo sulla lancia a motore e ci fermiamo al primo villaggio Patipi Dibawa dove dormiremo dentro ad una Longhouse insieme ad altre famiglie. All’interno di questa palafitta tutta in legno sgretolato sono accesi alcuni fuochi che distinguono i vari clan. Chiaramente non ci sono né letti né bagni, perciò apriamo solo le nostre zanzariere e ci corichiamo a terra in attesa della cena.
12/08. È piovuto tutta notte durante la quale abbiamo dovuto cambiare postazione per non bagnarci troppo (il tetto era pieno di buchi). La gente che vive sul fiume si è adattata a queste difficilissime condizioni di vita. Salutiamo il villaggio e risaliamo in canoa. Le ore passano, il paesaggio è bello ma peccato non ci siano animali con i quali perdersi. Abbiamo avvistato un solo coccodrillo. Unica sosta sulla riva è per preparare il pranzo, e al tramonto per piantare la nostra tenda. Molto suggestivo.
13/08. Anche oggi lo passeremo in barca e a causa della pioggia battente non riusciamo nemmeno a fermarci per il pranzo. Le forti correnti del fiume rallentano in modo notevole la nostra marcia, e nel tardo pomeriggio arriviamo finalmente al villaggio di Baygon. Qui è un po’ più civilizzato grazie alla frequente presenza dei missionari. Gli abitanti sono Korowai che non vivono più nella giungla, ma 7 di loro saranno nostri portatori e ci condurranno da questi popoli traducendoci anche la lingua. Al nostro arrivo tutti accorrono da noi incuriositi, soprattutto i bambini che vorrebbero delle sigarette. Eh già, qui iniziano a fumare anche a 5/6 anni. Approfittiamo di una bella secchiata d’acqua come doccia , poi dormiremo all’interno della “scuola”, sempre a terra.
14/08. Finalmente si parte per la grande avventura. La giungla si presenta subito molto selvaggia e fangosa. Ci rendiamo conto che non è semplicissimo non inciampare tra le fitte radici degli alberi che crescono ingarbugliate nel terreno. Sembrano trappole. Una breve sosta per un boccone e nel primo pomeriggio arriviamo al primo villaggio Korowai, dove vivono 2 uomini e una donna incinta. La loro casa è una palafitta posta a 5/6 mt da terra. Gli uomini sono nudi, solo il mallo di una noce ricopre la punta del pene, mentre la donna indossa solo un gonnellino di paglia. Ci gustiamo il momento e scattiamo fotografie, incuriositi e felici di essere qui. Con un ciuffo di erba secca e sfregando rapidamente 2 pezzetti di legno duro accendono il fuoco, ed iniziano a cuocere delle banane. Qui ci si nutre solo di quello che la natura offre: qualche frutto, erba, uccelli,poco pesce, qualche maiale selvatico e molti insetti. L’alimento principale è il Sago, una farina ricavata dal tronco di albero da palma e lavorata fino a farla diventare una specie di pane. La sorpresa culinaria arriva direttamente a me in quanto unica donna del gruppo. Un Korowai mi porge una foglia gigante di banano stracolma di larve vive. È un dono di benvenuto che non possiamo rifiutare per non offenderli. Il retrogusto è dolciastro, per cui non sono neanche male. Mentre le banane si cuociono, iniziano a fare altri spiedini di larva. La cena è servita. Fortuna che abbiamo ancora molta scorta di cibo e il cuoco ci prepara anche riso e patate. I Korowai sono molto ospitali, sempre sorridenti e manifestano il desiderio di stare con noi. Qui è tutto primitivo, una realtà che ha dell’incredibile e poter vivere con loro alcuni giorni è qualcosa di unico ed estremamente speciale. Stanotte dormiremo a qualche metro da loro, sotto ad una tettoia di paglia malridotta e completamente aperta ai lati. Fortuna che abbiamo la zanzariera, anche se mi aspettavo molte più zanzare.
15/08. Sta continuando a diluviare dalla notte. I Korowai ci invitano in casa. Salire per la scaletta di legno è un impresa, ma scendere è peggio. L’interno è diviso in 2 parti: la donna vive separata dagli uomini ed ognuno ha il suo fuoco autonomo. Pavimento e tetto sono in corteccia in uno spazio che rasenta i 10Mq. Nonostante il tempo ci rimettiamo in cammino verso un altro villaggio, dimostrandosi una delle avventure più incredibili che ci sia mai capitata. Con la pioggia si sono creati dei fiumi nel percorso che dovremo guadare attraverso alberi caduti, e quando non ci sono, i portatori sono pronti ad abbatterne per costruire dei ponti. Spesso la corrente è così forte che camminare in equilibrio su questi tronchi sospesi tra una riva e l’altra è una vera impresa, sono davvero scivolosissimi. Qui bisogna essere forti psicologicamente più che fisicamente. L’acqua a volte è talmente alta da arrivarmi fino alle cosce e bisogna continuare a camminare lo stesso, ore e ore. Non vediamo mai cosa stiamo calpestando, sentiamo solo la potenza delle radici rapirci i piedi. Bisogna prestare attenzione a non cadere su tronchi spezzati e appuntiti e a non farsi trattenere dalle piante spinose. Il terreno è talmente disastrato che non ci offre la possibilità di una sosta per il pranzo. Fortuna che dall’Italia ci eravamo portati della gran frutta secca. Ad un tratto capiamo da Usman che non ci troviamo più sulla giusta traiettoria (anche perché qui a dire il vero di sentieri se ne son visti pochi), e giungere al prossimo villaggio sarà un’impresa ardua, considerando l’ora e le difficoltà. Un uomo Korowai arzillo e mingherlino incontrato qualche ora prima, ci apre una strada con tanto di macete, abbattendo tutto ciò che si trova davanti a lui. Nudo nato corre tra questa fitta vegetazione come nulla fosse. Si arrampica, salta, urla, corre e soprattutto mi chiedo quale sia il segreto per orientarsi. Ormai è buio e siamo stremati, ma per fortuna il villaggio è vicino. Molto prima i portatori avvisano della nostra presenza con delle urla tribali, tutto questo per evitare di essere scambiati per intrusi ed essere colpiti da qualche freccia. Anche stanotte ci aspetta una tettoia tutta bucata.
16/08. Il disagio più grande è doversi rimettere le scarpe completamente inzuppate. Oggi passeremo la giornata insieme ai Korowai che ci hanno riservato una bella sorpresa: assisteremo alla preparazione del Sago. Seguiamo il capo tribù in mezzo alla giungla, infangandoci tutti. Michele, Kuzzo e Fabrizio vengono fatti spogliare completamente e il pene viene arrotolato dentro ad una fogliolina. Proprio come loro. Fortuna che io vengo risparmiata, ma l’obbligo per gli uomini sembra determinate. Gli uomini Korowai iniziano ad abbattere con un macete l’albero del Sago, che fa parte delle palme da olio. Oltre ad ottenere questa importante farina, dentro alla sua corteccia vivono le larve, alimento fondamentale per queste popolazioni, ed ecco perché sono nomadi: quando le palme vicine ai loro villaggi iniziano a scarseggiare sono costretti a cambiare zona. Impiegheranno circa un’ora, nel frattempo le 2 donne presenti stanno costruendo un setaccio con tronchi di bambù. Sarà sempre una donna ad iniziare a ridurre in farina l’interno della corteccia. Tentiamo anche noi, ma è un duro lavoro! Le giganti e colorate cavallette che hanno la sfortuna di essere avvistate, vengono prese e mangiate all’istante. La farina viene bagnata con l’acqua del fiume e filtrata, dopo di chè diventerà un panetto di Sago. Ore e ore qui, un esperienza che ha dell’incredibile, ma noi c’eravamo! Si torna al villaggio dove su foglie di banano gigante viene disseminata la farina con sopra larve, cavallette ed altri insetti, poi cotta su pietre roventi. La pizza è pronta!
17/08. La mia forza è alimentata giorno dopo giorno dalla bellezza dei luoghi e dagli incontri che facciamo quotidianamente. Le donne mi sono sempre accanto. Sono curiose, mi toccano, mi accarezzano i capelli, parlano una lingua a me incomprensibile, ma le adoro.”Manoo” (buona/bella). Quanta pioggia! E ancora non accenna a smettere, ma è ora di ripartire. Lascio qui un pezzo del mio cuore, ma anche i loro occhi sono lucidi. Usman dice che sono 2 anni che non vedono turisti. Vorremo lasciargli tutto, ma alla fine non diamo a loro nulla per preservarli quanto più possibile. E comunque in questa spedizione non abbiamo davvero niente con noi, se non tanto spirito di adattamento, perché la scoperta di questo angolo di terra si visita solo così. La concentrazione è alta, questa foresta vergine è perennemente allagata e stavolta l’acqua arriva anche al bacino. Stare in equilibrio sui tronchi diventa quasi impossibile, e l’aiuto dei portatori è indispensabile. Nel tardo pomeriggio eccoci ad un altro villaggio. I Korowai sono famosi per essere un popolo di cacciatori che vivono in capanne costruite su alberi a decine di metri di altezza. Fino ad oggi le avevamo viste più basse, ma eccone finalmente una che supera i 30/35mt. L’avventura è certamente reale, ma su quella casa è stata messa una bandiera, pertanto riteniamo che sia la zona più “turistica”. In effetti siamo a poche ore dal fiume, dunque chi non vuole avventurarsi all’interno come abbiamo fatto noi, questo è l’unico villaggio più accessibile ma anche il meno affascinante. Che il turista sia abbastanza “frequente” lo si capisce dal fatto che qui sono quasi tutti in T-shirt e pantaloncini. Osserviamo il loro stile di vita e finalmente riusciamo a farci un bel bagno nel fiume.
18/08. I ragazzi decidono di visitare la casa/albero. Da sotto l’altezza è impressionante e la scaletta per salire è poco rassicurante. Da lassù la vista sulla fitta foresta è qualcosa di indescrivibile. Ci rendiamo conto di essere un puntino in mezzo al nulla. In tarda mattinata ci muoviamo di nuovo verso un altro villaggio che raggiungiamo in un paio d’ore. Anche questo è un po’ civilizzato. Saliamo su una casa a 10mt di altezza. L’interno di alcune capanne è suggestivo: scheletri di animali appesi, braccialetti in liana, archi e frecce per la caccia. Penso all’Italia, ai souvenir che si mettono in vetrina. Per loro è la stessa identica cosa.
19/08. Oggi sole, ma è talmente alta l’umidità che reclamiamo la pioggia. Oggi visiteremo l’ultimo villaggio Korowai. Una donna dagli occhi espressivi e il sorriso cordiale ci dà il benvenuto. Ci sediamo a terra davanti ad un fuoco dentro alla loro abitazione. Ci preparano un po’ di Sago e dalla nostra stessa ciotola viene dato da mangiare ai piccoli maialini e ai cani. Le donne cercano sempre il mio contatto. Anche oggi siamo in relax. Mi piace stare qui. Mi piace la gente e mi impressiona vedere come ancora oggi vivano queste popolazioni. Tutti dovremo aver la possibilità di poter tornare indietro nel tempo e capire quanto sia duro affrontare le giornate con il solo sostentamento che offre la foresta. Ci vuole una buona dose di fortuna per sopravvivere in queste condizioni. La natura a volte sa essere davvero spietata. Il buio ha reso il cielo protagonista con le sue migliaia di stelle. Uno spettacolo mozza fiato. Davanti ad un fuoco sento in sottofondo le voci parlare in una lingua a me incomprensibile e penso a quanto sono fortunata. Sto vivendo questa incredibile avventura con una delle popolazioni più isolate del pianeta. Questi momenti me li ricorderò per sempre, e cerco di godermi al massimo questa ultima notte. I lamenti funebri sotto forma di canto ci tengono ancora svegli.Una donna ha perso da poco il figlio a causa della malaria.
20/08. Abbiamo dormito dentro alla loro abitazione, ma con la nostra tenda per evitare che la pioggia ci bagnasse ancora. La cordialità e il garbo di questa gente mi procura un forte emozione. Non voglio andare via. Lasciamo a loro un po’ di zucchero e qualche sigaretta, un ultimo saluto e mi chiedo se mai ritornerò. Ancora qualche ora di cammino e ci troviamo davanti al fiume, dove la lancia ci sta aspettando. La commozione più forte parte da tutti noi quando dobbiamo salutare i 7 portatori, questi meravigliosi ragazzi a cui abbiamo dato in mano la nostra vita per 10gg, che scalzi hanno portato carichi pesanti sulle loro spalle, che ci hanno aiutato sempre rendendo il nostro cammino più accessibile per quanto fosse possibile. Peter è già pronto al timone. Questa volta il motore è più potente e in tarda serata arriviamo a Dakai, dove ci aspetta un letto in una guesthouse.
21/08. Un volo ci aspetta e, anche se partiamo con il solito ritardo, in un ora siamo a Jayapura. Alloggiamo di nuovo al Rasen Hotel. Oggi faremo un giro sul lago di Sentani. Le barche sono cariche di persone che vivono nei villaggi intorno al lago. Nonostante si viva anche qui con poco, alla gente non manca il sorriso. La sera Usman ci aspetta in hotel perché dobbiamo pagarlo. In tutti questi anni di viaggi è la prima guida che non ha nemmeno voluto un acconto inziale. Sapevamo dei prezzi folli richiesti per questa spedizione, e Usman è stato il meno caro e a nostro avviso quello che ha afferrato al meglio il nostro modo di viaggiare: avventuroso e fuori dagli standard. $2000 a testa (cuoco/portatori/avventura/ voli interni/ e hotel prima e dopo il tour). Usman è un ragazzo giovane a cui piace l’avventura al di fuori delle mete turistiche. È in gamba, simpatico e affidabile. Per chi fosse interessato lo contatti daviusma@yahoo.com.
22/08. Il nostro volo per Sorong parte presto (Jayapura-Sorong € 170 in 2 con Air express). Sorong non offre nulla di interessante e per cambiare gli Euro ci viene indicato un Black Change che raggiungiamo in taxi. Arriviamo poi al porto dove gli unici barconi che vediamo sono veramente squallidi. Intorno a noi solo sporcizia. Una folle impressionante di gente è in attesa di salire a bordo e tra noi notiamo solo 4 turisti. Facciamo il biglietto (R100,000 a testa) e dopo ore di attesa riusciamo ad imbarcarci. Sono le 14.30 ed essendo la nave più lenta, arriviamo a Raja Ampat alle 17.30 ma riusciamo a scendere dalla nave solo alle 19.30! Scopriamo che il tutto è dovuto al fatto che domani inizia il Sailing Festival e tutta la regione si trova qui, compreso il Presidente. Fortuna che avevamo riservato anticipatamente all’Homestay Kordiris, e qualcuno si è anche ricordato di venirci a prendere! Altri 40 minuti in mare, con aria calda in faccia, al buio completo, mare pieno di plancton e cielo stellatissimo. Bellissimo. Il posto ci sembra fare il caso nostro: spartano ma molto accogliente. Ci sono 4 bungalow, il nostro è proprio uno dei primi fronte mare ed è arredato solo di letto e zanzariera. Bagni in comune e una bella tavolata fronte mare rigorosamente con pavimento in sabbia dove ci serviranno tutti i pasti. Le homestay sono la soluzione più economica per soggiornare in queste isole da sogno. Il diving è gestito da Enzo, un napoletano che ha sposato Maria, la bella indonesiana che gestisce il posto con la sua famiglia. Qui è tutto fantastico, e per la modica cifra di €18 al gg a testa (3 pasti inclusi).
23-24-25-26/08. Finalmente un po’ di meritato relax in questo posto meraviglioso. Camminare su questa spiaggia bianchissima e poi tuffarsi in queste acque cristalline è il massimo sforzo della giornata. Servono solo maschera e pinne per vedere questo mondo subacqueo incredibilmente ricco di pesce: barracuda, pagliacci,murene, anemoni, seppie, squali, tartarughe, lion fish, napoleoni… e molto altro ancora. Giardini di corallo mai visti prima d’oggi. Siamo anche fortunati che la barriera corallina è proprio di fronte a noi. Ci dicono che qui vive un dugongo, ma non è semplice da avvistare. I pasti al resort sono buoni ma un po’ scarsi. Per il prezzo che paghiamo però non dobbiamo lamentarci. Ogni giorno si organizzano uscite in barca per andare a fare snorkeling in posti diversi. Qui è tutto così spettacolare! Nemmeno alle Maldive ho visto una vita così ricca. A Raja Ampat sono stati identificati oltre 1300 specie di pesce e oltre 500 di corallo. Organizziamo anche una giornata a Fam Island. L’idea iniziale era per Waigeo, ma la stagione non lo permette (mare aperto troppo mosso), e così andiamo in queste isolette praticamente identiche ma solo un po’ più piccole. La giornata è perfetta. Ci fermiamo alla Homestay Piaynemo per il pranzo ( a me qui non piace molto), poi in 5 minuti di barca raggiungiamo le Fam. Uno spettacolo da paura! Di una bellezza imbarazzante. Saliamo su di una scaletta in legno e raggiunta la vetta possiamo ammirare un’infinità di picchi rocciosi verdi immersi in questo mare turchese. La cosa sconvolgente è che ci siamo solo noi! Cerchiamo di goderci tutto al massimo poi ridiscendiamo per fare snorkeling sia qui che a Manta Point. Al rientro un gruppo di delfini ci accompagna a casa. Più volte abbiamo fatto snorkeling in corrente a Kri Point. Il mio preferito, popolato da una miriade di pesci. Anche Ian Corano è davvero eccezionale e si avvista facilmente lo squalo tappeto.
27/08. Un ultimo tuffo in questo paradiso, e dopo pranzo la barca ci riporta al porto ( R500, andata e altrettanti al ritorno). Oggi non c’è nessuno fortunatamente e riusciamo a prendere la nave veloce (R100.000 e sala Vip) che in un ora ci lascerà a Sorong. Alloggeremo all’Hotel Paparisa Manisee (stanza superior con topo a R341,00).
28/08. Cerchiamo di rilassarci in attesa del volo pomeridiano Garuda che ci porterà a Denpensar (€ 357,00 in 2). Alle 21.00 siamo immersi nel traffico di Bali. Non avendo prenotato nulla giriamo come dei dannati alla ricerca di un alloggio. Sembra tutto pieno! Quando le speranze si stavano esaurendo ecco che troviamo all’Hotel Bayu Perdana (quartiere gay).
29-30/08. Dopo aver noleggiato un motorino (€2 al gg) iniziamo a girare quest’isola in lungo e in largo. Il traffico di Kuta è impressionante. A Seminiak ci fermiamo ad ammirare le onde gigantesche. Quest’isola è piena di giovani serfisti. Bali è una meta giovane, carina e piena di divertimenti. Sicuramente merita una visita.
31/08. Tutto il gg passato tra aeroporti e voli… Milano ormai è vicina.
Mora&Kuzzo
Filled Under : Senza categoria